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LE FIRME DEL CAFFÈ
NUMERI di Loretta Napoleoni
Siamo troppi ma i giovani
servono al nostro futuro
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Loretta Napoleoni
I baby coronavirus, i neonati dell’era della pandemia, sono e continueranno ad essere pochi. Dati recenti confermano il declino delle nascite nelle economie più avanzate. In testa c’è l’Italia, dove l’invecchiamento della popolazione è particolarmente marcato. A dicembre del 2020 si è registrato un calo annuale delle nascite del 21,6 per cento rispetto al 2019. Significativo il fatto che nei primi dieci mesi del 2020 la contrazione era del 3,3 per cento. È evidente che le giovani coppie hanno deciso di posticipare la nascita di un figlio a causa dell’incertezza creata dalla pandemia.
Motivi analoghi hanno spinto le coppie giapponese, francesi, tedesche e belghe a non avere figli nel 2020 e nel 2021. In Francia a gennaio si è registrato un calo delle nascite su base annuale del 13,5 per cento contro la modesta contrazione dell’1,7 per cento durante i primi 10 mesi del 2020. Persino in Ungheria, tra le poche nazioni europee dove prima del 2020 c’era una modesta crescita delle nascite, nascono sempre meno bambini.
Anche negli Stati Uniti il coronavirus lascia le culle vuote. Secondo una stima dello scorso dicembre del Booking Institution a causa della pandemia nel 2021 nasceranno 300 mila bambini in meno. Questa stima poggia sulla correlazione tra disoccupazione e nascite secondo la quale un aumento dell’1 per cento della prima corrisponde ad un aumento dell’1 per cento delle seconde. Ancora più preoccupante è la mancata ripresa delle nascite dopo la crisi del 2007.
Durante guerre e contrazioni economiche si verifica sempre un calo delle nascite ma subito dopo, spesso, accade il contrario. Ebbene dal 2007 nei Paesi ricchi nascono sempre meno bambini. Persino in Cina, dove per decenni la politica del figlio unico aveva impedito alle coppie di averne diversi, il trend delle nascite è in declino.
È vero siamo tanti, troppi per questo pianeta se continuiamo a sfruttarlo come abbiamo fatto negli ultimi secoli, ma i giovani servono a rinnovarsi, sono il motore del cambiamento, senza di loro ci aspetta un futuro monotono, poco innovativo. E ciò di cui abbiamo davvero bisogno è una trasformazione radicale che ci faccia convivere con il pianeta in modo sostenibile e per sempre.
Motivi analoghi hanno spinto le coppie giapponese, francesi, tedesche e belghe a non avere figli nel 2020 e nel 2021. In Francia a gennaio si è registrato un calo delle nascite su base annuale del 13,5 per cento contro la modesta contrazione dell’1,7 per cento durante i primi 10 mesi del 2020. Persino in Ungheria, tra le poche nazioni europee dove prima del 2020 c’era una modesta crescita delle nascite, nascono sempre meno bambini.
Anche negli Stati Uniti il coronavirus lascia le culle vuote. Secondo una stima dello scorso dicembre del Booking Institution a causa della pandemia nel 2021 nasceranno 300 mila bambini in meno. Questa stima poggia sulla correlazione tra disoccupazione e nascite secondo la quale un aumento dell’1 per cento della prima corrisponde ad un aumento dell’1 per cento delle seconde. Ancora più preoccupante è la mancata ripresa delle nascite dopo la crisi del 2007.
Durante guerre e contrazioni economiche si verifica sempre un calo delle nascite ma subito dopo, spesso, accade il contrario. Ebbene dal 2007 nei Paesi ricchi nascono sempre meno bambini. Persino in Cina, dove per decenni la politica del figlio unico aveva impedito alle coppie di averne diversi, il trend delle nascite è in declino.
È vero siamo tanti, troppi per questo pianeta se continuiamo a sfruttarlo come abbiamo fatto negli ultimi secoli, ma i giovani servono a rinnovarsi, sono il motore del cambiamento, senza di loro ci aspetta un futuro monotono, poco innovativo. E ciò di cui abbiamo davvero bisogno è una trasformazione radicale che ci faccia convivere con il pianeta in modo sostenibile e per sempre.
06-03-2021 21:30
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